Mentre la RAI ha compiuto da tempo l’ultimo atto di un vero e proprio dell’azzeramento delle onde medie corte e lunghe, nel mondo quelle frequenza sono riscoperte e ritrovano centralità per la loro fruibilità tecnologica gratuita e anonima.
Un esempio dell’utilità delle onde medie lo troviamo nel caso del sito della radio pubblica polacca bloccato nella confinante Bielorussia a causa della guerra di Ucraina, come segnalato da Radios du Monde, ”le trasmissioni radiofoniche internazionali non sono censurate. Le notizie dal servizio bielorusso della radio di Varsavia possono essere ascoltate in tutta la Bielorussia tre volte al giorno sulle onde lunghe a 225 kHz e un secondo programma va in onda dalle 7 alle 8 del mattino, ora di Minsk, sulle onde medie a 1386 kHz”, queste ultime con un impianto situato in Lituania.
Nel frattempo, a dimostrazione della fragilità del sistema di comunicazione basato su internet, Il governo bielorusso ha chiuso l’accesso al portale polskieradio.pl e impedito la diffusione dei giornali polacchi. Cosa poteva garantire continuità per le informazioni non gradite dal governo bielorusso? La radio ovviamnte, l’unico mezzo che se usato con attenzione consente di comunicare senza essere tracciati dalle autorità.
Nel panorama mondiale vi sono altri casi di rinascita del sistema radiofonico tradizionale: il primo ministro australiano, Anthony Albanese, ha celebrato il 5 agosto del 22′ il 90° anniversario della ABC Australian Broadcasting Corporation, auspicando che possa ”riconquistare il suo posto nel Pacifico” sottolineando ”l’importanza di una forte voce australiana” come un “faro di fiducia” e una “polizza assicurativa” contro la disinformazione.
Non è sfuggita la funzione che l’ABC ha compiuto durante i disastri naturali che hanno colpito l’Australia , riconoscendo che “quando le torri cellulari sono state distrutte o gli scambi Telstra sono stati sopraffatti, quando la corrente si è interrotta, e le persone hanno solo una manciata di batterie rimaste in una radio” il servizio pubblico ha funzionato.
Ecco perché, dopo che il suo predecessore aveva eliminato le onde corte a favore dei trasmettitori FM sulle isole del Pacifico, soluzione rivelatasi disastrosa quando il clima si è scatenato, Albanese si è attivato per il ripristino delle onde corte attive dall’Australia.
A tutto questo si aggiungono le voci che l’alleanza atlantica stia spingendo per un riutilizzo delle onde corte nel campo delle comunicazioni . La notizia è assurda :e da un paio d’anni sarebbe in fase di installazione da parte della Nato, un sistema in grado di fornire alle forze navali e di terra comunicazioni radio strategiche e altri servizi che fino ad ora erano disponibili solo su reti basate su protocollo Internet (IP) a terra, come e-mail o chat o via satellite, e tutto questo utilizzando i sistemi di ricetrasmissione tradizionali.
La NATO contribuirebbe per il 50% ai costi di installazione, il resto sarebbe a carico dei paesi membri, dunque anche l’Italia vi parteciperebbe.
Interessante questo fatto: da un lato l’Italia spegne le nostre trasmissioni nazionali privandoci della libertà di informazione, dall’altro si adopera con i nostri denari ad accendere quelle militari.
sempre più buon ascolto.
ml