Curiosando per il mondo

Una favola…L’origine dell’albero di Natale….

Una favola…L’origine dell’albero di Natale….

 

Ieri 8 dicembre era la data che, da tradizione ,dà il via alle creazione natalizie nelle case , ma soprattutto all’addobbo dell’albero!

Nei social trovate  le fotografie ,ognuno con la propria personalizzazione.Si preferisce  quello “finto”, che si riutilizza nel tempo.

Quando ero bambina, invece, molti addobbavano l’abete vero, che spesso veniva poi trapiantato in campagna, nella speranza che durasse.

Indubbiamente gli alberi ecologici hanno preso il sopravvento  e si adattano a tutte le case..ci sono anche quelli SLIM , che permettono di sfruttare lo spazio in maniera ottimale.

Ho trovato in rete una favola di  scrittore popolare tedesco Hermann Löns (1866-1914), che racconta l’origine di questa tradizione e ve la propongo.

L’origine dell’albero di Natale

Babbo Natale stava attraversando il bosco. Era di cattivo umore. Il suo cagnolino bianco, che di solito gli correva davanti con gioia, se ne accorse e s’insinuò dietro il suo padrone con la coda tra le gambe.

Non provava più quella bella soddisfazione nel suo lavoro. Tutti gli anni era lo stesso. In questa cosa non c’era più entusiasmo. Giocattoli, cibi, alla lunga non servivano più. I bambini si divertivano certamente, ma lui voleva che strillassero, esultassero, e cantassero, ma ormai lo facevano soltanto di rado. Babbo Natale si era lambiccato il cervello tutto il mese di dicembre per escogitare qualcosa che finalmente una volta portasse una vera gioia natalizia nel mondo dei bambini, una gioia a cui prendessero parte anche gli adulti. Così procedeva faticosamente dentro la foresta innevata, fino a quando non giunse all’incrocio. Lì voleva incontrarsi con Gesù Bambino, con il quale si consigliava sempre sulla distribuzione dei doni.

Già da lontano vide che c’era Gesù Bambino perché in quel punto c’era un chiarore luminoso. Il Bambin Gesù indossava un abitino bianco di pelliccia e il suo volto era tutto un sorriso: “Come va, vecchio mio?”, chiese Gesù bambino. “Hai la luna storta?” Allora se lo prese a braccetto e andò via con lui. Dietro di loro trottava il cagnolino, ma non sembrava più triste e teneva la coda in aria baldanzosa. “Sì”, disse Babbo Natale, “tutta ciò non mi diverte per niente. Che sia colpa dell’età o d’altro, non lo so. Il fatto è che dopo i dolcetti, le mele e le nocciole, è finito tutto. Finiscono di mangiarle e la festa è finita. Bisognerebbe trovare qualcosa di nuovo.”

Gesù Bambino approvò con la testa e assunse un’espressione pensierosa; poi disse: “Hai ragione, vecchio mio, è venuto in mente anche a me. Ci ho già pensato anch’io, ma non è così facile.” “E’ proprio questo” brontolò Babbo Natale, “sono ormai troppo vecchio e troppo sciocco per farlo. Mi è già venuto un bel mal di testa a forza di pensarci, ma non mi viene in mente proprio niente di divertente”. Pensierosi, andarono entrambe attraverso il bosco bianco, Babbo Natale con il volto burbero e Gesù Bambino meditabondo. Nella foresta era tutto silenzio, non si muoveva niente, soltanto quando la civetta si sedeva sopra un ramo, cadeva, con un rumore sommesso, un pezzetto di quella specie di decorazione che forma la neve appena caduta. La luna splendeva chiara e luminosa, tutte le stelle luccicavano, la neve pareva argento e gli abeti stavano lì, neri e bianchi, era proprio uno splendore. Un abete alto cinque piedi che stava da solo in primo piano appariva particolarmente incantevole. Era ben proporzionato, su ogni ramo c’era una striatura di neve, sulle punte dei rami dei piccoli ghiaccioli, e così scintillava e luccicava al chiaro di luna. Gesù Bambino lasciò andare il braccio di Babbo Natale e diede un piccolo colpo al vecchietto in segno d’intesa, indicò l’abete e disse: “Non è semplicemente meraviglioso?” “Sì”, disse il vecchietto, “ma questo a cosa mi serve?”. “Tira fuori un paio di mele”, disse il Bambin Gesù, “mi è venuta un’idea.”

Babbo Natale fece una faccia stupita perché non riusciva a immaginare come a Gesù Bambino fosse venuto voglia di mangiare delle mele ghiacciate con quel freddo. Staccò la sua cinghia, adagiò il suo enorme sacco nella neve, frugò dentro e allungò un paio di belle mele.

“Adesso tagliami qualche cordicella in due pezzi lunghi un dito e fammi dei piccoli paletti”, disse Gesù Bambino. Al vecchietto parve tutto questo un po’ buffo, ma non disse nulla e fece quello che gli aveva detto Gesù Bambino. Quando ebbe preparato le cordicelle e i paletti, Gesù Bambino prese una mela, gl’infilò dentro un paletto, legò attorno il filo e lo appese ad un ramo. “Così”, disse, “ed ora tocca agli altri e tu puoi aiutare, ma fa attenzione, che non cada giù neppure un fiocco di neve!” Il vecchietto aiutò, sebbene non sapesse perché, ma la cosa lo divertiva e non appena l’intero alberello fu carico di belle mele rosse, si allontanò cinque passi, si mise a ridere e disse: “Guarda, quanto è grazioso! Ma che senso ha tutto ciò?”. “C’è proprio bisogno che tutto abbia uno scopo?” rise Gesù Bambino. “Stai attento, che lo faccio ancora più bello. Adesso dammi anche le nocciole!” Il vecchietto fece scivolare fuori del suo sacco delle noci e le diede a Gesù Bambino. Infilò in ognuna un bastoncino, ci attaccò un filo e l’appese tra le mele. “Cosa ne dici adesso, vecchio mio?” domandò, “non è la cosa più bella del mondo?”. “Si”, disse, “ma non so ancora…” “Vieni dai!” rise Gesù Bambino. “Hai delle luci?”.

Ora, l’alberello stava lì sulla neve, dai suoi rami innevati facevano bella mostra di sé le mele rubiconde, le nocciole d’oro e d’argento brillavano e luccicavano, e le candele di cera gialle ardevano festosamente.

Con il suo viso bianco e roseo Gesù Bambino era tutto sorridente e batteva le mani, il vecchio Babbo Natale non sembrava più così di cattivo umore e il cagnolino saltava di qua e di là e abbaiava. Quando le luci ebbero finito un poco di bruciare, Gesù Bambino agitò le sue ali d’oro e d’argento e le luci si spensero. Disse a Babbo Natale di segare l’alberello con cura. Lo fece e poi scesero entrambi dalla montagna portandosi dietro l’alberello variopinto. Quando arrivarono al paese tutti dormivano. Si fermarono alla casa più piccola. Gesù Bambino aprì la porta piano piano ed entrò; Babbo Natale gli venne dietro. Nella stanza c’era uno sgabello a tre gambe con una lastra perforata. Lo misero sul tavolo e c’infilarono l’albero. Babbo Natale pose sotto l’albero ancora tante belle cose, giocattoli, dolci, mele e nocciole, e poi tutti e due lasciarono la casa in punta dei piedi, come erano entrati.

Quando l’uomo a cui apparteneva la casetta, la mattina seguente, si svegliò e vide l’albero variopinto, rimase stupito e non sapeva che cosa dire. Accese le luci dell’alberello e svegliò la moglie e i bambini. C’era una tale atmosfera di gioia nella casa come non c’era stata mai durante i Natali passati. Nessun bambino badava ai giocattoli, ai dolci, e alle mele, tutti guardavano solamente l’albero con le luci. Si presero per mano, ballarono intorno all’albero e cantarono tutti le canzoni di Natale che sapevano. Quando fu giorno pieno vennero gli amici e i parenti del minatore, guardarono l’alberello, si rallegrarono e andarono subito nel bosco, per andare a prendersi anche loro un alberello per i loro bambini. Le altre persone che videro questi, li imitarono, ognuno si prese un abete e lo decorò, chi in un modo, chi in un altro, ma luci, mele e nocciole le mettevano tutti quanti. Quando si fece sera ardeva in tutto il villaggio, casa per casa, un albero di Natale, dovunque si sentivano canzoni di Natale e il giubilo e le risa dei bambini.

Da lì l’albero di Natale ha fatto il giro di tutta la Germania e da lì del mondo intero.


Bella vero?

La prossima edizione invece parleremo del simbolo per eccellenza della natività:

Il presepe

Alla prossima

A.L

Liguria Dinamic

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