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Esperienza di vita: Il cammino di Santiago

Questa settimana vi proponiamo un’esperienza di viaggio molto particolare, luoghi bellissimi ma fondamentalmente un percorso interiore alla scoperta di sè stessi. Grazie Alessandro per il resoconto e le foto.. Leggete il cammino di Santiago di Compostela.

Il periodo non era dei migliori, avevo bisogno di staccare la spina e ritrovare un pò di autostima, di dare una scossa forte, di leggerezza e spensieratezza, e di mettermi in gioco regalando un pò di tempo a me stesso. Avrei potuto fare una vacanza relax, baciato dal sole dalla mattina alla sera, scegliendo le mete più ambite sulle spiagge della Sardegna, Corsica, Grecia o Canarie, gustando spritz al calar del sole, ma sentivo il bisogno di emozioni forti, di fare qualcosa di diverso. Ho deciso di fare un viaggio e non una semplice vacanza, ho deciso di percorrere una parte del cammino di Santiago, un’idea coltivata da tempo, finalmente concretizzata. Si dice che quando il cammino di Santiago chiama, bisogna partire e così è stato.

Quattordici giorni di ferie, undici giorni di cammino previsti, con una media di venticinque km al giorno e un giorno “libero” per raggiungere Finisterre, ritenuto il punto più occidentale del continente europeo.

Partenza il 12 luglio 2019 da Malpensa, destinazione Madrid alla volta di Astorga, la tappa di partenza, che dista circa 280 km da Santiago di Compostela, sul cammino francese, indicato primo Itinerario Culturale Europeo dall’Unesco, il cammino “francese” è il moderno percorso, quello più battuto.

Prenotato il volo, a due settimane circa dalla partenza, ho dedicato il tempo all’organizzazione del viaggio documentandomi sui vari forum di pellegrini trovati sul web, acquistando equipaggiamento da trekking, scarpe, zaino, fondamentali le calze tecniche, poncho per eventuali piogge impreviste, sacco lenzuolo, kit di emergenza e l’acquisto sul sito della confraternita di San Jacopo di Perugia della credenziale del pellegrino, il documento dove apporre il timbro in ogni tappa, registrando il viaggio, per ottenere la Compostela.

Sapevo che sarebbe anche arrivato il momento di guardare in faccia le paure, quelle che andavano ad appesantire gli otto kg di zaino che mi sarei caricato sulle spalle, sanate poi passo dopo passo.

Atterrato a Madrid, mettendomi alla ricerca del pullman, ho conosciuto Angelo, fotografo di Varese, futuro compagno di viaggio.

In quattro ore abbiamo raggiunto Astorga, comune spagnolo di 12.039 abitanti, situato nella provincia di León, Cittadina medioevale, sorge nella zona montagnosa detta La Maragatería.

Sistemato in albergo, iniziavo a respirare la magia del cammino usufruendo della credenziale, aggiudicandomi un menù del pellegrino a soli dodici euro composto da un primo e un secondo piatto, birra media e caffè. Passata una notte tranquilla e  impostato la sveglia alle ore 06:00, colazione abbondante e il primo passo verso Santiago, seguendo le due guide simbolo, la conchiglia e la freccia gialla che ad ogni bivio indicano la strada corretta da seguire.

Percorso i primi 100 km attraversando campi di grano, ammirando i tanti nidi di cicogne, fattorie, locande, superando con fatica la durissima tappa di 27,5 km  che collega Foncébadon a Ponferrada dove una squadra di fisioterapisti e podologi accolgono i pellegrini, curando dolori muscolari e ahimè per i più sfortunati, le vesciche.

Durante il percorso abbiamo conosciuto altri due simpatici ragazzi di Milano, Mattia ed Edoardo.

Spesso avvertivo il bisogno di camminare in solitaria con il mio zaino, il mio mp3, così prendevo e partivo da solo dando appuntamento a tutti alla tappa successiva, riflessione e silenzio divenivano gli usuali compagni di viaggio, una terapia dell’anima.

Raggiunsi in solitaria O Cebreiro, il punto più alto del cammino, una montagna della Spagna nord – occidentale che raggiunge circa 1.300m di altitudine e si trova nel comune di Pedrafita Do Cebreiro nella comunità della Galizia, mentre gli altri lo avrebbero poi raggiunto a cavallo la mattina seguente partendo dal paesino di Las Herreiras, situato ai piedi del monte. Raggiunta la cima, sono stato invaso da una sensazione di pienezza, festeggiando la mia vittoria. Il giorno seguente partii avvolto da un banco di nebbia, raggiungendo Triacastela, un paesino caratteristico della Galizia.

La tappa che da Triacastela arriva a Sarria è l’ultimo tratto “selvaggio”, poichè molta gente decide di percorrere solo gli ultimi 100 km del cammino appunto partendo da Sarria, di conseguenza il tratto successivo fino ad arrivare a Santiago lo definirei un pò più turistico.

Il 22 Luglio giunsi finalmente a Santiago di Compostela, cavandomela solo con una vescica e un principio di tendinite ad entrambe le caviglie, ma con un bagaglio di emozioni indescrivibili.

La piazza della cattedrale, con tutto il suo splendore, è sotto i miei piedi, finalmente arrivato.

Ci siamo recati subito con immensa soddisfazione a ritirare la Compostela, prima ancora di andare in ostello a posare lo zaino. Mattia ed Edoardo hanno deciso di proseguire per Finisterre nello stesso giorno, mentre Angelo la sera stessa partiva per Milano.

Rimanendo una notte a Santiago da solo, decisi di raggiungere i due ragazzi a Finisterre tappa obbligata, acquistando un biglietto del pullman. Raggiunto il faro, rimasi a fissare l’oceano sentendomi padrone di me stesso, contemplando il rumore delle onde.. Il viaggio stava finendo, ma dentro di me uno nuovo stava inziando.

Emergono molte emozioni durante il percorso, nei primi giorni di cammino si apprezza la quantità di libertà che è possibile godere, si è liberi di scegliere a che ora partire, quando e perché fermarsi, liberi di decidere la strada, di proseguire in solitaria o in compagnia, è possibile apprezzare quanto sia piacevole camminare lungo sentieri, attraversando campi, boschi e foreste di eucalipti entrando in diretta sintonia con la natura. Il cammino inoltre, mi ha regalato la possibilità di incontrare e vivere a stretto contatto con altri pellegrini, di ascoltare altre storie necessarie per arricchire l’esperienza personale, condividendo gioie e dolori con persone sconosciute disposte ad ascoltare. La fatica a cui si è sottoposti quotidianamente può essere un buon metro di misura con il quale misurarsi, prendendo consapevolezza dei propri limiti, trovando la forza di superarli. È un pò come camminare dentro a sè stessi ed è una delle esperienze più intense da fare nella vita, succede qualcosa dentro quando si trova il coraggio di seguire i propri desideri e trasformarli in azioni.

Alessandro

Liguria Dinamic

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